20.12.12

TAU CETI: QUANDO LA FANTASCIENZA ANTICIPA LA SCIENZA.

Il Sole (a sinistra) e Tau Ceti
Tau Ceti, una stella che ha sempre ispirato scrittori  e registi di fantascienza in quanto risulta essere la stella di tipo solare più vicina al nostro Sole. Questi autori hanno poi immaginato dei pianeti attorno ad essa, molto spesso abitabili...anticipando la scienza come spesso fa la fantascienza. Il SETI la tiene costantemente d'occhio data la sua vicinanza al Sole.
Distante 11,89 anni luce, la stella è visibile ad occhio nudo nella costellazione della Balena dove brilla di magnitudine 3.5. Possiede una massa ed un raggio di poco inferiori a quelli solari e risulta possedere un'attività stellare tutto sommato nella norma.
Nel 2004 gli astronomi hanno scoperto che attorno a Tau Ceti (o HD 10700) c'è una grande quantità di materiale roccioso di derivazione asteroidale o cometaria, circa 10 volte maggiore di quello che circonda il Sole. Questo disco di polveri si estende fino a 55 UA e comincia ben oltre la zona abitabile del sistema.
Questo è quello che si conosceva fino a pochi giorni fa. Ora le cose sono cambiate di molto ed in meglio.
Recentemente un team internazionale di astronomi ha scoperto che Tau Ceti ospita un sistema planetario con ben 5 pianeti e la buona notizia è che uno di essi, Tau Ceti e, orbita nella zona abitabile del sistema ed ha una massa pari a 5 volte quella terrestre. Dunque questo pianeta è attualmente il pianeta potenzialmente abitabile più vicino alla Terra.
I cinque pianeti posseggono una massa che oscilla tra le due e le sei masse terrestri e tempi di rivoluzione che vanno da 14 a 640 giorni.
Anche il pianeta Tau Ceti f sarebbe al limite della zona abitabile.

Il sistema planetario di Tau Ceti

Ulteriori studi stanno cercando di approfondire la conoscenza di questi pianeti riservando particolare attenzione al pianeta 'e' e al pianeta 'f'.
Qui puoi trovare ulteriori info e animazioni.


6.12.12

ABITABILITA': UN CONCETTO TUTTO DA DEFINIRE.

Neanche il tempo di provare a definire il concetto di abitabilità in una conferenza, tenutasi non più tardi di ieri sera a Trezzano Sul Naviglio (MI), che già oggi spuntano studi che aggiungono nuovi ed importanti tasselli, plasmando per la miliardesima volta questo concetto. Ma andiamo per ordine.
L'abitabilità di un pianeta è un concetto tanto vago quanto sconosciuto nella realtà dei fatti.
La scienza naturalmente progredisce solo se si fonda su basi solide e verificabili, difficili da trovare nelle conoscenze attuali legate a questo importantissimo concetto. Noi esseri umani terrestri abbiamo solo la Terra come punto di partenza per dare una definizione del termine 'abitabile' e, giustamente, tendiamo a ritenere 'vita' e 'abitabile' ciò che sulla Terra è vivo (ovvero nasce, cresce si riproduce e muore) e può ospitare la vita (ovvero i luoghi che sulla Terra ospitano la vita). Ma se scoprissimo che la Terra non è neanche il miglior ambiente possibile nell'Universo per far sviluppare la vita?
Oggi l'astronomia è proiettata alla ricerca della 'Terra gemella', ma chi ci dice che la Terra gemella che troveremo non sia un luogo più adatto ancora alla vita...?
Chiariamo un punto importante: la vita necessita innanzi tutto calore per svilupparsi e per progredire. Molti pianeti che oggi non riteniamo abitabili perchè posti nelle zone esterne, quindi fredde, dei loro sistemi potrebbero in realtà ridefinire il concetto di abitabilità grazie ad un recentissimo studio statunitense.
Lo studio ha preso in considerazione gli elementi radioattivi che nelle profondità del nostro pianeta, con il loro decadimento, generano il calore che rende incandescente il mantello terrestre, in particolare Uranio e Torio.
Per intenderci: per far bollire l'acqua in una pentola a temperatura ambiente ci vuole poco tempo ed un apporto di calore tutto sommato moderato. Ma per far bollire l'acqua (magari ghiacciata) all'interno di una pentola a -100°C i tempi sono molto più lunghi e il calore da apportare per questa operazione deve essere maggiore e prolungato nel tempo.
Quindi la questione diventa ora: come si fa a scaldare il mantello di un pianeta di più e per più tempo? Bisogna considerare la quantità di Torio ed Uranio presenti all'interno del pianeta.
Gli astronomi dell'Ohio State University hanno studiato a fondo le quantità di questi due elementi presenti in 8 stelle in tutto e per tutto simili al Sole. Ebbene, in 7 di queste i due elementi radioattivi erano presenti anche in quantità 2.5 volte maggiori di quelle presenti nel nostro Sole. Più Uranio e Torio nella stella significa poi più Uranio e Torio nei suoi pianeti e dunque pianeti più caldi nel loro interno, anche se per il nostro primitivo concetto di 'zona di abitabilità' questi pianeti sono al di fuori di essa, nella zona fredda e lontana del sistema planetario. Pianeti terrestri attorno a queste 7 stelle genererebbero un calore interno superiore del 25% rispetto a quello generato dalla Terra. Pianeti più caldi internamente significa più tettonica delle placche e conseguente maggior attività geologica rispetto alla Terra. Riscaldamento significa anche mantenimento dell'acqua liquida in superficie laddove sarebbe inevitabilmente ghiacciata a causa della troppa distanza del pianeta dalla stella. Un po' come le terme in mezzo ai ghiacci...
Sulla Terra è in massima parte l'Uranio a scaldare le profondità del nostro pianeta, ma il Torio genererebbe più energia ed il suo tempo di decadimento è molto maggiore rispetto a quello dell'Uranio... pianeti 'sfortunati' con tanto Torio avrebbero in realtà una marcia in più della Terra!
Questo studio permette di togliere molti paletti all'assai vincolato concetto di abitabilità 'secondo la Terra', estendendo la ricerca della vita e dei segni di attività geologica anche a pianeti che già oggi scartiamo a priori.

30.11.12

COMETE O GIOVI...QUIETE O TEMPESTA ?

Il satellite Herschel, che lavora nel dominio infrarosso occupandosi anche di formazione stellare, ha studiato a fondo due sistemi planetari che presentano una comune particolarità: posseggono entrambi una cintura di comete assai spessa e pianeti di taglia terrestre.

File:Gliese 581 - 2010.jpg

I sistemi sotto studio sono quelli in orbita attorno alla stella 61 Vir e quello appartenente alla famosa GJ 581.
Quello di 61 Vir è un sistema di 2 o 3 superTerre con una Cintura di Kuiper estesa ben 70 UA (da 30 a 100 UA dalla stella), mentre quello di GJ 581 possiede probabilmente 6 superTerre (alcune da confermare) ed una fascia cometaria di circa 40 UA (da circa 25 UA a 60 UA dalla stella).


Foto di Herschel del sistema di GJ581

Herschel ha rilevato la presenza di materiale cometario in quantità dieci volte maggiori rispetto a quello presente nel nostro sistema, stuzzicando l'interesse degli astronomi.
La nostra fascia di Kuiper è stata plasmata nella forma e nel contenuto dai due pianeti più grandi del nostro sistema solare, Giove e Saturno.... ma in quei due sistemi privi di pianeti giganti?
Giove e Saturno hanno modellato la fascia di Kuiper dirottando molto di quel materiale verso le zone interne del sistema solare, sottoponendo i pianeti interni ad un fortissimo bombardamento da parte di questi oggetti ghiacciati e rocciosi provenienti dalle regioni esterne del sistema.

Questo discorso è importantissimo per indagare la presenza di acqua sui pianeti terrestri di questi sistemi, in particolare quelli che si trovano nella zona abitabile del sistema. E' importantissimo ricordare come questi violenti bombardamenti siano stati in realtà assai utili allo sviluppo della vita sulla Terra. Senza l'acqua portata da queste comete e corpi ghiacciati, la vita probabilmente non si sarebbe sviluppata.
La conclusione a cui è giunto il team di astronomi che sta studiando questi sistemi è che la presenza di pianeti gioviani indica una fascia cometaria meno affollata a causa del dirottamento di molto di questo materiale verso i pianeti interni del sistema; d'altro canto, l'assenza di questi pianeti giganti genera una situazione di relativa tranquillità nel sistema mantenendo fasce cometarie fino a 10 volte più affollate, il cui materiale incontra i pianeti interni in maniera meno violenta ed improvvisa, in episodi diluiti nel corso dei miliardi di anni.
Considerando una stella di alcuni miliardi di anni, com'è GJ 581, possiamo ipotizzare che un gran numero di comete abbia avuto il tempo di impattare sui pianeti terrestri del sistema portandovi grandi quantità d'acqua. Inutile sottolineare l'importanza di questo processo in quei pianeti di GJ 581 che si trovano nella zona abitabile del sistema.

13.11.12

UNA FINESTRA SU UN PANORAMA DI 4,6 MILIARDI DI ANNI FA

Le centinaia di dischi protoplanetari e sistemi planetari già formati che oggi conosciamo (e possiamo osservare 'in diretta') ci aiutano ogni giorno ad aggiungere un tassello alla storia della formazione anche del nostro stesso sistema solare, affinando le teorie oggi a disposizione.
Il tassello appena osservato dagli astronomi risale a ben 4,6 miliardi di anni fa: un'istantanea dell'infanzia di un sistema che possiede una giovane stella simile al Sole ed una struttura prevista dagli attuali modelli di formazione del nostro sistema solare ma mai osservata nella realtà.

Si tratta della stella PDS 70, una giovane stella di 10 milioni di anni, immersa in un disco di gas e polveri mai osservato prima. Il disco è di dimensioni ridotte (circa 140 UA) rispetto alle dimensioni medie dei dischi che osserviamo, estesi spesso fino a 1000 UA.  La sua particolarità è che presenta una vastissima lacuna che parte dalle vicinanze della stella e copre diverse decine di unità astronomiche; questa lacuna è stata ben osservata e studiata dal telescopio Subaru.


Ma cosa crea questo gigantesco spazio "vuoto" ? Molto probabilmente quello spazio è occupato da numerosissimi giovani pianeti extrasolari che stanno utilizzando il gas e le polveri di quel luogo per completare la loro formazione. La teoria è supportata dall'aver accertato che un singolo pianeta, per quanto massivo, non possa in alcun modo avere una forza di gravità tale da ripulire così bene uno spazio così vasto.


Ulteriori studi approfonditi sulla struttura della lacuna hanno messo in luce la presenza di un ulteriore piccolo disco di polveri situato ad 1 UA dalla stella.
Gli astronomi si dedicheranno ora alla ricerca dei pianeti nella lacuna, continuando a studiare questo sistema che rappresenta un laboratorio unico per capire le dinamiche che hanno portato alla scomparsa di gas e polveri nel nostro sistema.

8.11.12

UN PIANETA PROMETTENTE DAVVERO SIMILE ALLA TERRA...

Si tratta del pianeta HD40307 g , appena scoperto dagli astronomi delle Università di Goettingen e dell'Hertfordshire.
Il pianeta orbita attorno ad una nana arancione posta a 42 anni luce da noi, nella costellazione del Pittore. Possedendo una massa pari a 7 volte quella terrestre, è catalogato come super-Terra ed è uno dei 6 pianeti che orbitano attorno alla stella HD40307.


Fin qui si direbbe una super-Terra come tante...ma cosa rende questo pianeta così speciale?
HD40307 g orbita attorno alla sua stella nella fascia abitabile del sistema, ovvero quella che permette la presenza sul pianeta di acqua liquida e di un clima mite. A renderlo ancora più degno di nota è la sua distanza dalla stella, pari a 90 milioni di km, che permette l'esistenza di un ciclo notte/dì analogo a quello terrestre e non lo vincola ad un blocco mareale tipico dei pianeti (anche ritenuti abitabili) troppo vicini al loro sole. Questi blocchi mareali non permettono la rotazione del pianeta, esponendo un emisfero all'irraggiamento diretto della stella e relegando l'altro ad una notte perenne. In queste condizioni l'abitabilità di un pianeta, anche se posto nella fascia abitabile, è vincolata alla presenza di una spessa atmosfera che generi un buon effetto serra.
Insomma, il ciclo notte/dì di HD40307 g aumenta sensibilmente la possibilità che esso ospiti vita e la sua distanza dalla stella genera un anno pari a 197.8 giorni terrestri, una durata rara nei pianeti scoperti finora.
Inoltre, il pianeta in questione riceve dalla sua stella il 62% della radiazione che riceve la Terra dal Sole.



Un pianeta con un'orbita simile a questa è stato scoperto da Kepler all'inizio dell'anno: si tratta di Kepler-22d . La differenza sostanziale tra i due pianeti sta nella loro distanza dalla Terra: 42 a.l. per HD40307 g e 600 a.l. per Kepler-22 d.


Articolo: http://arxiv.org/pdf/1211.1617v1.pdf

17.10.12

PIANETA TERRESTRE ATTORNO AD ALFA CENTAURI

E' di questa notte l'annuncio epocale della scoperta di un pianeta orbitante attorno alla 'stella' più vicina al Sole : Alfa Centauri.
Alfa Centauri, oltre ad essere la terza stella più luminosa visibile nel cielo notturno terrestre, è in realtà un sistema triplo costituito da una coppia stretta di stelle simili al Sole (una nana gialla ed una nana arancione) ed una nana rossa che orbita a grande distanza dalla coppia, Proxima. Il tutto dista dal Sole 4,365 anni luce ed è quindi il sistema stellare più vicino in assoluto al Sole.

La coppia centrale del sistema (Alfa Centauri A e Alfa Centauri B) rivoluziona attorno al suo comune centro di gravità in circa 80 anni ad un distanza media di 21 UA tra le componenti; Proxima, situata a  ben12-13 mila UA dal sistema binario, ruota attorno a quest'ultimo in 100.000 - 500.000 anni. Dunque Proxima è di gran lunga la stella più 'prossima' al Sole del sistema Alfa Centauri e, più in generale, che si conosca.

Proxima Centauri



Per decenni gli astronomi hanno cercato evidenze della presenza di pianeti attorno a questo sistema senza però alcun risultato. Grazie però alla sensibilità senza precedenti degli strumenti attuali, in particolare dello spettrometro HARPS applicato al telescopio ESO da 3,6 metri de La Silla (Cile), alcuni astronomi europei hanno scoperto che un pianeta transita ogni 3,2 giorni davanti al disco di Alfa Centauri B. L'influenza gravitazionale del pianeta sulla sua stella è infinitesima: 1,8 km/h. Questa risulta essere la misura più accurata mai effettuata dallo spettrometro, che ha dovuto mediare oltre 450 rilevazioni per avere la certezza del segnale planetario.

Il pianeta (Alfa Centauri Bb) possiede una massa leggermente superiore a quella terrestre (13% in più) ed orbita a soli 6 milioni di km dalla stella, rendendolo di fatto più simile ad un 'grande Mercurio' piuttosto che alla Terra. In ogni caso, sicuramente roccioso ed incandescente con ben 1227°C superficiali stimati.
Alfa Centauri A, la compagna del sole di questo pianeta, orbita a grande distanza e risulta innocua per il pianeta. Questa stella risulterà però particolarmente brillante nel cielo notturno del pianeta e, visto che siamo in zona, il Sole sarebbe una brillante prosecuzione della W individuata dalla costellazione di Cassiopea.

Il Sole visto da Alfa Centauri Bb

E' possibile ora ipotizzare che anche Alfa Centauri A possa ospitare pianeti, così come possano esserne presenti ulteriori attorno ad Alfa Centauri B. La questione è puramente tecnologica: HARPS ci ha insegnato che una buona rilevazione è meglio di decenni di speculazione.
Secondo studi condotti sull'abitabilità del sistema esiste la possibilità che la vita possa svilupparvisi. Particolarmente adatto a questo scopo sarebbe l'ambiente presente a 1,25 UA da Alfa Centauri A (ovvero, per confronto, in un'orbita posta tra la Terra e Marte). Attorno ad Alfa Centauri B il pianeta dovrebbe trovarsi a 0,7 UA (circa sull'orbita di Venere) per poter essere abitabile, ovvero presentare la temperatura ideale per la presenza di acqua liquida in superficie.
Le prospettive sono avvincenti:  in futuro la prima missione interstellare approderà sicuramente in questo sistema che ora possiede almeno un pianeta, risultando probabilmente il primo pianeta extrasolare visitato dall'uomo!


http://www.eso.org/public/news/eso1241/
http://www.eso.org/public/archives/releases/sciencepapers/eso1241/eso1241a.pdf
http://www.space.com/18089-earth-size-alien-planet-alpha-centauri.html

16.10.12

QUATTRO SOLI PER UN PIANETA

Oggi l'astronomia si può fare anche seduti comodamente al proprio PC ottenendo peraltro risultati di prim'ordine. Questo lo sanno bene i due americani che hanno appena scoperto un pianeta orbitante ad un doppio sistema binario, ovvero un pianeta con ben quattro soli!



Vale la pena spendere qualche parola su questo nuovo modo di fare astronomia.
La quantità dati che oggi affluisce da telescopi e sonde è talmente imponente che i ricercatori impiegherebbero decenni per analizzarli e studiarli utilizzando unicamente i loro mezzi e la loro capacità di calcolo (inclusi i supercomputer dei centri di calcolo...). Come porre rimedio a questo impedimento? Entra qui in gioco la società globalizzata degli internauti: noi. Ogni computer connesso alla rete può 'donare' un pezzettino della sua capacità di calcolo, così come ogni utente della rete può collaborare all'analisi personale di un pacchetto di dati, in modo da velocizzare l'intero processo nella sua globalità.
Una soluzione ingegnosa e utile all'umanità che, attraverso la partecipazione attiva all'indagine scientifica, conosce e diffonde la scienza in prima persona.
Ebbene, in un pacchetto di dati inviati da Kepler e smistati dal progetto Planet Hunter , due americani hanno avuto la fortuna/bravura di scovare questo fantastico mondo.
Il pianeta PH1 (dalle iniziali di Planet Hunter) è per l'appunto il primo scoperto attraverso questo nuovo strumento, oltre ad essere il primo pianeta in assoluto a godere della luce di ben quattro stelle a cui risulta legato.
Il 'fortunato' pianeta, di taglia nettuniana, rivoluzionerebbe in 137 giorni lungo un'orbita particolarmente stabile, cosa peraltro creduta impossibile fino ad ora vista la contemporanea interazione del pianeta con 4 stelle differenti.
Il sistema stellare è noto come KIC 4862625. Il pianeta orbita innanzi tutto attorno ad una prima coppia di stelle (binarie ad eclisse) che rivoluzionano l'una attorno all'altra in 20 giorni circa. Oltre l'orbita del pianeta, a circa 1000 UA dalla prima coppia di stelle, orbita un'altra coppia di stelle (binarie spettroscopiche) di cui prima se ne ignorava l'esistenza e scoperte in concomitanza di questo studio.




Altro dato degno di nota e senza precendenti è rappresentato dall'età stimata del sistema: almeno due miliardi di anni. Ciò indica che nonostante la complessità delle interazioni gravitazionali nel sistema è possibile che un pianeta si formi e si stabilizzi in un'orbita sicura, rimanendoci per lungo tempo.

12.10.12

UNA 'PREZIOSA' SUPER-TERRA

Approfondendo la conoscenza di alcuni pianeti extrasolari scoperti anni fa ci si può imbattere in ambienti al limite dell'incredibile.
E' il caso del pianeta 55 Cancri e , orbitante attorno alla vicina stella 55 Cancri (41 anni luce) assieme ad altri quattro pianeti. Il pianeta ha un raggio pari a 2,3 raggi terrestri, una massa 8 volte maggiore della nostra ed il triplo della gravità superficiale della Terra. Il pianeta, noto dal 2004, è stato recentemente oggetto di studi approfonditi volti a conoscerne le caratteristiche fisico-chimiche. Ebbene gli astronomi hanno concluso che il pianeta è composto principalmente da carbonio nella forma del diamante e della grafite, ferro e silicati. E' stato stimato che circa un terzo del pianeta sia composto da puro diamante.
Questa è la prima conferma di una chimica completamente differente da quella terrestre che ha avuto luogo su una super-Terra: 55 Cancri e è il primo 'pianeta diamante' o 'pianeta carbonio' orbitante attorno ad una stella di tipo solare (prima questi pianeti erano stato solamente teorizzati).
Ma come è possibile l'esistenza tutto questo diamante? Una prima risposta ce la forniscono alcuni parametri orbitali: completando il suo anno in sole 18 ore, il pianeta dista solo 0,015 UA dalla stella, sviluppando una temperatura superficiale di 2100°C e pressioni altissime. A queste condizioni il carbonio può esistere solo sotto forma di diamante e grafite.



Precedenti studi basati sull'assunzione di un  modello planetario terrestre, ritenevano che la superficie del pianeta fosse coperta da gas allo stato superfluido. Questa assunzione è da considerarsi decaduta in quanto i nuovi studi hanno messo in luce una chimica globale completamente differente dal modello terrestre.

Un'altro importante primato appartiene a questo pianeta: l'8 maggio 2012 il telescopio Spitzer ha catturato per la prima volta la luce diretta proveniente da un pianeta extrasolare. Misurò la radiazione emessa dal pianeta potendo affermare che la superficie è scura e che l'emisfero esposto alla stella supera i 2000°C.


5.10.12

' ECLISSE PIANETA-PIANETA'

Il dinamico mondo dei pianeti extrasolari ci regala scoperte uniche con cadenza settimanale; ma anche quando pensiamo di esserci abituati a tale meraviglia l'Universo sa sempre come sorprenderci. E' il caso di ciò che hanno scoperto alcuni astronomi giapponesi che lavoravano sui dati di Kepler, in particolare sulla stella KOI-94.
Attorno ad essa orbitano quattro pianeti pianeti di cui due, KOI-94.01 e KOI-94.03, al momento dell'osservazione hanno dato spettacolo. I due pianeti hanno effettuato un transito simultaneo davanti alla stella, creando una configurazione mai vista prima : il pianeta più esterno ha eclissato il più interno che compiva in quel momento un transito sul disco della stella. L'evento ha fatto crescere la luminosità della stella, a differenza del solito calo di luminosità dovuto all'eclisse, e ha mostrato che i due pianeti hanno differenti dimensioni .  Essendo un fenomeno inedito gli astronomi si stanno consultando per decidere che nome dare al fenomeno, i giapponesi optano per 'eclisse pianeta-pianeta' altri per 'doppio transito'.



Sono attesi ulteriori studi per approfondire il fenomeno e per le implicazioni che questa osservazione può avere sulla comprensione della migrazione planetaria in un sistema e della disposizione delle orbite dei pianeti attorno alla stella.

19.9.12

UN CIELO MOLTO STELLATO...

Neanche il tempo di pubblicare l'ultimo post e già la ricerca di pianeti appartenenti ad altre stelle fa un passo avanti. Stavolta ciò che nello scorso post era paventato come un indizio della presenza di pianeti attorno a stelle incluse in ammassi o situate in zone particolarmente dense di stelle è realtà. Sono stati trovati due pianeti fatti e finiti in un ammasso stellare!
L'ammasso in questione è quello, famosissimo, del Presepe : un ammasso aperto di circa un migliaio di stelle  che noi vediamo proiettato nella costellazione del Cancro a circa 550 anni luce dal Sole.

clicca sulla foto per ingrandirla!

Le stelle madri di questi sistemi sono stelle di tipo solare ed i due pianeti, denominati Pr0201b e Pr0211b, appartengono alla affollata categoria degli Hot Jupiters, ovvero giganti pianeti gassosi che orbitano molto vicini alla loro stella.
Ognuno di questi pianeti sente dunque l'attrazione gravitazionale, anche se minima ovviamente, di un migliaio di stelle...
Secondo gli autori della scoperta, la nostra galassia potrebbe ospitare non meno di un migliaio di ammassi simili a questo ed è proprio questo il punto cruciale della scoperta: fino a qualche giorno fa non si prendeva neanche in considerazione la possibilità di andare a cercare pianeti in zone particolarmente ricche di stelle come il centro della galassia o gli ammassi di stelle. Questa scoperta aumenta di molto la varietà di condizioni possibili adatte alla formazione di pianeti, aumentando statisticamente il possibile numero di pianeti presenti attualmente nella nostra Via Lattea.


Immaginate un cielo stellato da quelle parti: centinaia e centinaia di stelle vicine e luminosissime che risaltano nell'oscurità di quel cielo.... una visione sicuramente mozzafiato.


16.9.12

PIANETI NEL CENTRO DELLA GALASSIA

Fino ad un anno fa la comunità scientifica era abbastanza sicura sulla ricetta per la formazione dei pianeti, specialmente quelli potenzialmente abitabili o abitati; questi dovevano trovarsi in una ben precisa fascia galattica, detta GHZ ( Galactic Habitable Zone ) o Zona Abitabile Galattica. Questa fascia costituisce un'anello che circonda il centro galattico ed è posta ad una distanza intermedia tra quest'ultimo e le distese rarefatte dei confini della galassia.


Ma cosa rende tanto speciale questo anello costituito da decine e decine di miliardi stelle?
La distanza intermedia tra l'affollatissimo e turbolento centro della galassia ed i suoi confini rarefatti permette alle stelle della GHZ uno stile di vita piuttosto privilegiato: abbastanza materiale per la formazione stellare e planetaria, grandi spazi che riducono il rischio di interazioni distruttive ed attutiscono eventuali esplosioni. In altre parole: tempo e tranquillità. Tempo che permette la formazione di stelle, pianeti e magari la vita.
Ma questa teoria è stata smentita più volte: sono stati trovati pianeti in zone assai povere di materia ed ora ci sono evidenze di presenza planetaria a poche unità astronomiche dal centro della Via Lattea.
La potenza degli strumenti odierni ci permette di indagare la 'meteorologia' del centro della galassia con precisioni dell'ordine delle decine di UA.
In quella zona così centrale, a circa 1/10 di anno luce dal centro galattico, gli astronomi hanno scovato un anello di stelle di tipo O (che suggeriscono la presenza di decine di stelle di tipo solare non ancora rilevabili direttamente) dal quale una stella di piccola massa si è pericolosamente distaccata, puntando verso la zona del buco nero centrale ( Sgr A*). Mesi fa, grazie al VLT, era stato scoperto un disco protoplanetario attorno a questa stella e gli astronomi credono che mentre la stella sopravviverà all'incontro con il buco nero, il suo disco continuerà a venire distrutto dalle sue imponenti forze mareali.


La nube, di circa 100 UA di raggio, si trova ora a circa 270 UA dal buco nero. Il disco ha già cominciato a risentire dell'attrazione gravitazionale prodotta dal buco nero essendo a cavallo dei 3100 raggi di Schwarzschild da SgrA*. Il raggio di Schwarzschild, nel caso di un buco nero, è quel raggio che definisce l'orizzonte degli eventi ovvero quel raggio oltre il quale nulla può più sfuggire dall'attrazione gravitazionale dell'oggetto.
La stella in questione possiede, anche se ancora per poco, un disco di polveri a dispetto di quanto si riteneva; quindi è logico presumere che le stelle con dischi protoplanetari che si trovano in posizioni stabili nell'anello possano dar luogo alla formazione di pianeti.
E' affascinante pensare alla possibile presenza di pianeti in uno dei luoghi più inospitali e turbolenti dell'intero Universo.



3.9.12

PIANETA POTENZIALMENTE ABITABILE ATTORNO A GLIESE 163

Di questi giorni è la scoperta di un nuovo pianeta molto interessante in orbita attorno alla nana rossa Gliese 163. L'astro possedeva già un pianeta, Gliese 163b, più grande e con un periodo di soli nove giorni.


Ma le caratteristiche e la posizione di quello appena scoperto, Gliese 163c, fanno ben sperare gli astronomi. Questo pianeta orbita all'interno della zona abitabile del sistema in questione: possiede una massa pari a 6,9 volte quella terrestre ed il suo anno dura 26 giorni. Si trova nella costellazione del Dorado, a circa 50 anni luce dal Sole.


Il pianeta avrebbe un raggio compreso tra 1.8 e 2.4 raggi terrestri, a seconda se composto rispettivamente di roccia o di acqua. Risulta essere più caldo rispetto alla Terra, in quanto riceve il 40% di radiazione in più dalla sua stella, possedendo una temperatura superficiale di circa 60°C. La vita complessa di tipo terrestre sarebbe messa a dura prova, ma organismi semplici e microbici potrebbero tranquillamente vivere in questo ambiente.
Vi sono indizi, inoltre, della presenza di un terzo pianeta.
Ad oggi vi sono 6 pianeti ritenuti abitabili: Gliese 581d, Gliese 667Cc, Gliese 581g e Gliese 163c (orbitanti tutti attorno a nane rosse), HD85512 attorno ad una stella di classe K e Kepler-22b attorno ad una stella simile al Sole.


29.8.12

PRIMO SISTEMA PLANETARIO MULTIPLO ATTORNO A DUE SOLI

Per la prima volta Kepler ha scovato un sistema planetario multiplo orbitante attorno ad una coppia di stelle. Il precedente, meno di un'anno fa, fu la scoperta di un solo pianeta orbitante attorno al sistema multiplo: Kepler-16b. L'esistenza di tali sistemi è sempre stata ritenuta impossibile e fisicamente instabile, almeno fino a qualche anno fa quando l'evidenza osservativa ha smentito questa teoria.
Ad oggi abbiamo scoperto :
- un pianeta attorno ad una stella ( oggi circa un migliaio);
- più pianeti attorno ad una stella;
- un pianeta attorno a due stelle ( 4 ad oggi, escludendo i 2 citati in questo articolo);
- due pianeti attorno a due stelle ( 2 ad oggi, questi );
- un pianeta attorno a tre stelle.
Il sistema in questione è Kepler-47 e dista ben 4900 anni luce in direzione della costellazione del Cigno.


Le due stelle orbitano l'una attorno all'altra in 7.5 giorni e si tratta di una stella simile al Sole ed una di dimensioni pari ad un terzo della nostra stella. La maggiore emette il 75% della luminosità solare mentre la minore solo l'1%.
Il pianeta con l'orbita più stretta, Kepler-47b, impiega circa 50 giorni per completare un'orbita ed ha un raggio pari a tre volte quello terrestre, rendendolo il pianeta transitante più piccolo in un sistema binario osservato fino ad oggi, nonchè il più distante; Kepler-47c invece impiega 303 giorni ed è posizionato nella zona abitabile del sistema. La zona abitabile di un sistema planetario è quella particolare area del sistema in cui la temperatura è tale da permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie di un pianeta.



Ciò nonostante Kepler-47c pare sia un pianeta gassoso di tipo nettuniano con una tenue atmosfera di vapore acqueo, dunque non adatto alla vita come la conosciamo noi. Quest'ultima affermazione va trattata con cautela: anche se ad oggi non abbiamo ancora prove della loro esistenza per questioni legate alla potenza degli strumenti, è saggio considerare la possibile presenza di grandi lune orbitanti attorno a questi pianeti giganti gassosi posti nelle fasce abitabili. La posizione privilegiata del pianeta e la possibile atmosfera esistente attorno a queste lune potrebbero essere ingredienti fondamentali per la ricetta della vita.
Quest'ultimo pianeta possiede anche un'altro primato: è il pianeta con il più lungo intervallo di transito in assoluto. E' curioso notare come solo questo pianeta, tra gli oltre mille accertati e presunti, possegga un anno della durata simile a quello terrestre. Un altro esempio di come il nostro sistema sia l'eccezione e non la normalità.

28.7.12

INFINITE DIVERSITA' IN INFINITE COMBINAZIONI : MA KEPLER-30 CI ASSOMIGLIA.

Un vecchio proverbio Vulcaniano (universo fantascientifico di Star Trek) recita : "infinite diversità in infinite combinazioni". Nulla di più simile al mondo, reale, dei pianeti extrasolari finora scoperti. Praticamente nessuno dei sistemi planetari scoperti ha caratteristiche tali da renderlo simile al nostro; fino ad oggi.
Oggi, uno studio del MIT apparso su Nature ha finalmente messo in luce un sistema che possiede analogie sostanziali col nostro.
Si tratta di Kepler-30, un sistema planetario costituito da una singola stella di tipo solare al centro e tre pianeti che possiedono orbite stabili complanari al piano dell'equatore stellare. Prima della scoperta dei pianeti extrasolari questa poteva sembrare un'ovvietà, oggi siamo felici che per lo meno ce ne sia un'altro simile al nostro!


I tre pianeti noti, Kepler-30b, Kepler-30c e Kepler-30d, sono svariate volte più grandi della Terra, rispettivamente 4, 13 e 10 volte il nostro pianeta.
Questa scoperta è fondamentale per rafforzare l'ipotesi più accreditata sulla formazione di un sistema planetario, ovvero la teoria che prevede un unico iniziale disco rotante di gas. Questa era stata messa in crisi da molti dei sistemi solari scoperti che sembrano aver avuto dinamiche di formazione assai differenti dalle nostre, con risultati finali quantomeno inaspettati come gli Hot Jupiters e le orbite retrograde.



Articolo di Nature:
http://www.nature.com/nature/journal/v487/n7408/full/nature11301.html
e qui : http://arxiv.org/abs/1207.5804

23.7.12

PICCOLO E ROCCIOSO?

Questa volta parliamo di una scoperta che, se confermata, farebbe compiere alla ricerca dei pianeti extrasolari un ulteriore e importantissimo balzo in avanti.
Kepler ci ha viziato con le sue scoperte rivoluzionarie, ma stavolta è il telescopio spaziale Spitzer a dare il meglio di sè. Entriamo nel merito della scoperta.
Il sistema in esame era già noto agli scienziati in quanto era in fase di studio GJ 436b, l'unico pianeta conosciuto. Si tratta di un pianeta appartenente alla classe degli 'Hot Neptune', ovvero un pianeta della taglia di Nettuno ma molto più caldo.
Analizzando più a fondo la luce infrarossa raccolta dalla stella del sistema, gli astronomi si sono accorti di piccoli ulteriori cali di luce che successive verifiche d'archivio hanno evidenziato come periodici. E si sa che quanto una stella non variabile intrinsecamente presenta variazioni periodiche di luminosità nella sua curva di luce, questo indizio può indicare la presenza di un pianeta che le orbita attorno.
L'importanza della scoperta sta anche nella novità che essa ha rappresentato per Spitzer. Mai Spitzer ha scoperto pianeti utilizzando la tecnica del transito, limitandosi solamente a compiere notevoli scoperte e rilevazioni su pianeti extrasolari già noti. Non solo, sarebbe al contempo anche il primo sistema multiplo scoperto dal telescopio spaziale infrarosso.


Ma gli strumenti in dotazione non danno certezze : non si può ancora dire con certezza che UCF-1.01, come  è stato battezzato, sia un pianeta e determinare con altrettanta certezza la massa. Gli astronomi attendono future osservazioni che confermino i loro indizi.
Quello che traspare dalle prime conclusioni è che si tratti di almeno un pianeta, di dimensioni pari a tre quarti  di quelle terrestri, dunque più piccolo della Terra! Ad oggi solo Kepler è stato in grado di scovare con certezza tre pianeti di dimensioni inferiori a quelle del nostro pianeta. 
Rivoluziona attorno alla sua stella in 1.38 giorni. Pare ci sia un secondo candidato, UCF-1.02, con massa circa pari a UCF-1.01 e periodo indeterminato. Secondo i modelli applicati a UCF-1.01, il pianeta presenterebbe una temperatura superficiale di 860 K, incompatibile con la vita come la conosciamo sulla Terra. Osservazioni a 4.5 micron sembrano confermare le previsioni di una tenue atmosfera povera di metano e ricca di monossido di carbonio, esistente almeno sul lato illuminato del pianeta.
Non meno interessante risulta essere la distanza di questo sistema dal Sole, stimata in soli 33 anni luce.

Articolo:
http://arxiv.org/abs/1207.4245

4.7.12

SCONVOLGIMENTI ATMOSFERICI

Per la prima volta è stato osservato un cambiamento nella struttura atmosferica di un pianeta extrasolare.

L'osservazione incrociata di Hubble Space Telescope (2010) con il collega Spitzer(2011) ci ha regalato per l'ennesima volta una grande scoperta, osservando quasi in tempo reale gli effetti di un gigantesco flare stellare che ha investito il pianeta HD189733b, distante 63 anni luce dalla Terra.
Il pianeta in questione è un gigante gassoso simile al nostro Giove ed estremamente prossimo alla sua stella, tanto da sviluppare temperature anche superiori ai 1000°C. Inoltre il pianeta era già famoso per l'analisi della sua atmosfera che aveva mostrato tracce di anidride carbonica, acqua, monossido di carbonio e, per la prima volta, di metano. Altro record collezionato fu quello di essere il primo pianeta mappato termicamente dopo essere stato osservato per 33 ore consecutive da Spitzer.

L'osservazione, dunque, ha mostrato come a seguito dell'imponente flare, l'atmosfera del pianeta stesse evaporando e disperdendosi nello spazio alla velocità folle di 1000 tonnellate di gas al secondo. 

A breve verrà pubblicato lo studio.

23.6.12

INCONTRI RAVVICINATI

Il gran numero di pianeti extrasolari scoperti ci ha ormai abituato a situazioni spesso ritenute fantascientifiche o semplicemente fisicamente impossibili dalla comunità scientifica. Ciò che è stato scoperto di recente ha però dell'inedito : due pianeti appartenenti alla stessa stella che presentano orbite distanti tra loro poche volte la distanza Terra-Luna.
Il colpo è stato messo a segno da Kepler, che con le sue scoperte sta sgretolando moltissime convinzioni dell'astrofisica moderna, dal problema dei tre corpi all'evoluzione di un sistema planetario, dando lavoro agli astronomi per i prossimi decenni.


Ma entriamo nel merito della scoperta. I due pianeti sono, tra l'altro, molto diversi l'uno dall'altro. Kepler ci aveva già abituato a sistemi planetari talmente compatti da rientrare completamente entro l'orbita del nostro rovente Mercurio, ma mai gli astronomi avrebbero potuto ipotizzare di trovare due orbite indipendenti così vicine tra loro. La stella in esame è Kepler-36, un astro simile al Sole posto a 1200 anni luce da noi. E' leggermente più calda e povera di metalli del Sole e possiede un paio di miliardi di anni in più. I pianeti, rispettivamente Kepler-36b e Kepler-36c, sono una super-Terra (4,5 masse terrestri) e un pianeta gassoso della taglia di Nettuno ( circa 8 masse terrestri ). Le due orbite raggiungono il punto di massima vicinanza ogni 97 giorni, toccando un'esigua distanza calcolata in 5 volte la distanza Terra-Luna.
I due pianeti, infatti, orbitano rispettivamente in 13.8 e 16.2 giorni
La vicinanza dei due pianeti e dunque la loro reciproca influenza gravitazionale ha permesso agli astronomi di calcolare con buona approssimazione la loro composizione chimica. Il più piccolo sarebbe composto per il 30% da ferro, tracce di idrogeno ed elio (<1%) e per il 15% al massimo d'acqua; il pianeta più grande avrebbe un nucleo roccioso circondato da grandi quantità di idrogeno ed elio.


Approfondimenti :
http://www.nasa.gov/mission_pages/kepler/news/planetary-odd-couple.html
http://www.sciencemag.org/content/early/2012/06/20/science.1223269

9.5.12

LUCE DA UNA SUPER-TERRA

Questa è una di quelle notizie che segneranno la storia della ricerca della Terra gemella.
Come avevo già sottolineato in un post precedente, le scoperte che stiamo collezionando da qualche anno a questa parte sono sempre di più e di sempre maggior importanza per l'individuazione e la comprensione di questi corpi celesti, con particolare riguardo a quelli potenzialmente abitabili.

Ecco come apparirebbe la superficie...
Gli astronomi, grazie a Spitzer, hanno finalmente rilevato la luce proveniente da una superTerra, 55 Cancri e.
Questo pianeta, scoperto nel 2004,  dista 41 anni luce dalla Terra e orbita ad 1/26 della distanza Sole-Mercurio in sole 18 ore, rendendo la sua faccia esposta alla stella un deserto di oltre 1700°C. Decisamente non abitabile...

Ha dimensioni doppie rispetto a quelle della Terra ma pesa ben 8 volte di più, il che lo rende un pianeta superdenso.
L'abitabilità del pianeta passa in secondo piano rispetto al risultato a cui sono giunti gli astronomi : si è finalmente trovato il modo di evidenziare l'emissione luminosa di questi oggetti per noi importantissimi, le superTerre.


Unendo le nuove informazioni ottenute dalle recenti osservazioni con quelle precedentemente eseguite si ottiene un profilo abbastanza verosimile di come possa effettivamente presentarsi un tale mondo : un pianeta roccioso  con una simile temperatura e pressione ospiterebbe elementi leggeri in uno stato superfluido (ovvero 'liquido',  simile allo stato in cui si trovano gas sottoposti ad una fortissima pressione e ad un'altrettanto alta temperatura).
Secondo alcuni astronomi potrebbe somigliare a Nettuno posto alla distanza circa 2 milioni di km dalla stella, che subirebbe gli effetti dell'evaporazione della sua atmosfera.

INDIZI SUL FUTURO DEL NOSTRO SISTEMA

E' noto che le distanze cosmiche e dunque i tempi che intercorrono tra gli eventi e la loro osservazione da parte nostra sono immensi. Immensi su scala umana, logicamente.
Ma quando un evento particolarmente interessante sfugge alla nostra indagine per pochi giorni....
Gli astronomi dell'Università di Warwick, hanno osservato le conseguenze di un fatto recente ed eccezionale : le tracce degli elementi appartenenti a pianeti, orbitanti attorno a 4 nane bianche (PG0843+516, PG1015+161, SDSS1228+1040 e GALEX1931+0117) , che sono da poco sono stati inglobati dalle loro stelle.
Attualmente attorno a queste stelle orbita un disco di asteroidi e detriti.
Una nana bianca fagocita il suo pianeta in pochissimo tempo al ritmo vertiginoso di migliaia di tonnellate al secondo ed osservando la luce emessa dalla sua atmosfera durante questo processo è possibile stabilire la composizione del pianeta.
Ciò che ha entusiasmato gli astronomi è stato scoprire tracce di circa 11 elementi, tra cui abbondanze elevate di elementi come magnesio, ossigeno, ferro e silicio (che da soli formano il 93% della Terra). Il carbonio rilevato è in quantità simili a quello presente sul nostro pianeta, ovvero molto poco per atmosfere di stelle a quello stadio di sviluppo.
Ancora più interessante è stato scoprire, nell'atmosfera della  nana bianca PG0843+516,  la massiccia presenza di nickel, ferro, cromo e zolfo che sono i principali costituenti del mantello e del nucleo terrestre.
Inoltre sono state osservate anche tracce di alluminio,calcio e zinco.

Si può verosimilmente affermare che il sistema possedeva pianeti rocciosi che possedevano una struttura interna di tipo terrestre, ovvero con un mantello ed un nucleo ben distinti.

Fonti:
http://arxiv.org/abs/1205.0167

22.4.12

NOVE PIANETI PER UN SISTEMA EXTRASOLARE ?

Fino a 5 anni fa pensare di poter scrivere questo post sarebbe stato un atto al limite della fantascienza. Oggi è realtà.
In questi anni stiamo assistendo a veri e propri passi da gigante nel campo della ricerca di pianeti extrasolari : si cominciò circa 20 anni fa con il solo intento di dimostrarne l'esistenza, 10 anni fa già si cominciava a catalogarne la tipologia e oggi se ne conoscono quasi un migliaio e siamo prossimi a scoprire una Terra gemella.
La conoscenza sempre più approfondita di questi corpi celesti, così importanti per dare risposta ad uno dei quesiti più importanti dell'astrofisica moderna, ovvero se siamo o meno soli nel cosmo, sta seguendo un andamento esponenziale.
Un'altra pietra miliare di questo percorso è stata raggiunta in questi giorni  con l'annuncio di un sistema planetario talmente affollato da contare forse più pianeti del nostro stesso Sistema Solare.

La stella interessata è HD 10180 che ospiterebbe un sistema di 9 pianeti. Dal declassamento di Plutone a pianeta nano il nostro sistema si trova in inferiorità numerica con soli 8 pianeti.
La stella in questione era già stata studiata con attenzione proprio per verificare la presenza presunta di un numero variabile tra i 5 e i 7 pianeti...ora addirittura pare che ve ne siano ben 9.

Il metodo utilizzato per stimare questo numero, nonostante i forti indizi, è frutto di un calcolo statistico ; si tratta di un algoritmo basato su un set di 190 misure della velocità radiale prese dallo spettrografo HARPS la scorsa estate. Il calcolo ha mostrato come il modello a 7,8 o 9 pianeti siano quelli più promettenti, in particolare il più gettonato pare essere proprio quello che ne contemplerebbe 9.
L'ottavo ed il nono pianeta, se confermati, possiederebbero rispettivamente 5.1 e 1.9 masse terrestri  e il loro anno durerebbe 67.5 e 9.6 giorni terrestri.

 La comunità astronomica è in attesa di ulteriori misure per restringere gli errori e le incertezze dell'algoritmo nella speranza di poter affermare che possono anche esistere sistemi planetari a due cifre.

fonti:
http://www.media.inaf.it/2012/04/10/nove-pianeti-hd-10180/
http://arxiv.org/pdf/1204.1254v1.pdf


29.3.12

I PIANETI PIU' VECCHI DELL'UNIVERSO

Gli astronomi hanno scoperto un sistema planetario che si formò circa 13 miliardi di anni fa, dimostrando così che il giovane Universo ( circa 900 milioni di anni ) che ha visto questo evento poteva già ospitare dei pianeti.

La stella madre di questo sistema è HIP 11952, che ospita attorno a sè due pianeti di taglia gioviana. La stella ed il suo sistema distano circa 375 anni luce dalla Terra, nella direzione individuata dalla costellazione della Balena (Cetus).
I pianeti possiedono un'età stimata in 12.8 miliardi di anni , ovvero il 92% dell'età del Cosmo , ovvero ancora quasi 3 volte l'età della Terra e del Sistema Solare.
HIP 11952b è 3 volte più massivo di Giove e orbita in 290 giorni; HIP 11952c ha il 75% della massa di Giove e rivoluziona in soli 7 giorni.
Questi pianeti si sarebbero formati quando la nostra stessa galassia era ancora giovanissima ed inoltre è stato una vera fortuna trovarli così 'vicini' a casa. In confronto anche solo alle dimensioni galattiche, 375 anni luce sono davvero poca cosa...
La stella è poverissima di metalli, il che testimonia la sua formazione in un Universo in cui ancora dovevano formarsi la maggior parte delle sostanze più pesanti dell'idrogeno e dell'elio, createsi all'interno dei nuclei stellari e sparse nell'universo grazie ai loro venti e alle esplosioni delle supernovae.

Dunque la scoperta rimette in discussione la teoria oggi diffusa che le stelle povere di metalli non possano ospitare sistemi planetari, in quanto non sarebbero in grado di crearli con le loro poche sostanze componenti.
Un'altro esempio di questa situazione fuori dagli schemi era già stato fornito dalla stella HIP 13044, la prima a mettere in discussione la teoria, che inizialmente sembrava un caso unico e che ora comincia a non sembrarlo più.

Il sistema di HIP 13044 è diventato famoso anche per la sua origine non galattica : la stella fa parte di una corrente stellare proveniente da un'altra galassia che miliardi di anni fa è entrata a far parte della nostra Via Lattea. Ora gli astronomi pensano che la stessa sorte sia capitata a HIP 11952.

fonte:
http://www.sci-news.com/astronomy/article00232.html
http://www.space.com/15073-ancient-alien-planets-early-universe.html
http://www.mpg.de/5576229/Fossile_Planeten
http://www.aanda.org/index.php?option=com_article&access=standard&Itemid=129&url=/articles/aa/pdf/forth/aa17826-%2011.pdf
http://www.media.inaf.it/2012/03/29/pianeti-fossili/

23.3.12

PIANETI IPERVELOCI

Le centinaia di pianeti extrasolari ormai noti ci hanno abituato a scenari e considerazioni davvero ai limiti della nostra stessa capacità immaginativa. Ma lo studio che ha portato ad ipotizzare l'esistenza di pianeti iperveloci, ovvero mondi che sfrecciano nello spazio interstellare a milioni di chilometri all'ora, ha davvero dell'incredibile.

La presenza di questi pianeti è stata ad oggi ipotizzata da studi teorici che mostrano come possano effettivamente esistere corpi celesti del genere con velocità di fuga che raggiungono punte di 50 milioni di km all'ora, dunque considerevoli frazioni della velocità della luce. Fino a ieri si pensava che queste velocità fossero prerogativa delle sole particelle subatomiche.

La teoria cominciò a lasciar spazio alla realtà quando circa 7 anni fa (2005) Warren Brown scoprì la prima stella iperveloce. Ad oggi se ne conoscono una decina in tutta la galassia (poste a più di 50 kiloparsec da noi, dunque non vincolate gravitazionalmente alla nostra galassia) e se ne teorizza la presenza in numero totale di un migliaio.

Il catalogo che le conta è il HVS (Hypervelocity Star) che ne racchiude dieci:


  • HVS 1 - (J090744.99+024506.8) (a.k.a. The Outcast Star)
  • HVS 2 - (SDSS J093320.86+441705.4) or (US 708)
  • HVS 3 - (HE 0437-5439) - forse proveniente dalla Grande Nube di Magellano
  • HVS 4 - (SDSS J091301.00+305120.0)
  • HVS 5 - (SDSS J091759.42+672238.7)
  • HVS 6 - (SDSS J110557.45+093439.5)
  • HVS 7 - (SDSS J113312.12+010824.9)
  • HVS 8 - (SDSS J094214.04+200322.1)
  • HVS 9 - (SDSS J102137.08-005234.8)
  • HVS 10 - (SDSS J120337.85+180250.4)



In seguito alla scoperta di queste strabilianti stelle la ricerca ha compreso i meccanismi responsabili della velocità di questi astri. Si tratta di sistemi binari incappati in buchi neri : una compagna rimane imprigionata dalla  fortissima gravità del buco nero mentre l'altra viene allontanata dal sistema e 'sparata' nello spazio, secondo la legge fisica che regola l'interazione gravitazionale di tre corpi.

Lo scenario appena descritto riguarda solo una coppia di stelle (ipotizzando una separazione di 0.05-0.5 UA) , ma immaginiamo che queste possiedano un sistema planetario (con pianeti, ad esempio Hot Jupiters, orbitanti a 0.02-0.05 UA dalla stella)....cosa accadrebbe ai pianeti? Proprio questa è la situazione studiata e modellizzata dai teorici che hanno condotto lo studio. 
La stella sganciata dal sistema binario sarebbe in grado di portate con sè i propri pianeti nella sua rapidissima fuga; ciò che risulta dai modelli è che anche i pianeti della stella 'condannata' potrebbero subire lo stesso destino della stella espulsa dal sistema, acquisendo la folle velocità di 10-16 milioni di km all'ora. Secondo simulazioni che trattano condizioni favorevoli per questi pianeti la velocità raggiungibile da questi corpi potrebbe toccare al massimo i 50 milioni di km all'ora.


fonti:

21.3.12

ORBITE PREFERENZIALI PER I PIANETI

L'esperienza ci insegna che spesso alcuni modelli microscopici si ripropongono a livello macroscopico e ciò accade spesso in Astronomia.
Secondo un recente studio, i pianeti, come gli elettroni nell'atomo, possiederebbero orbite preferenziali lungo cui correre. A causare questa 'preferenza' sarebbe un meccanismo chiamato fotoevaporazione.

Ma in cosa consiste la fotoevaporazione? I dischi protoplanetari posseggono una certa quantità di gas e polveri. Tali dischi possono essere soggetti a dispersione a causa di forti venti stellari e ad un intenso riscaldamento dovuto alla radiazione incidente emessa dalla stella. Questa , interagendo con la materia del disco, l'accelera e la spazza fuori dal disco in quanto la radiazione scalda la materia a tal punto che questa non sente più il campo gravitazionale venendo emessa sottoforma di un vento dal disco.
Un disco protoplanetario in orbita attorno a una stella di tipo solare
viene fatto evaporare dall'intensa radiazione proveniente da una
vicina stella di tipo O.
Tale processo è particolarmente evidente quando è causato da stelle di classe O e B o stelle giovani in ingresso nella Sequenza Principale.
Dunque, la fotoevaporazione è quel processo tale per cui atomi o molecole di un gas vengono strappati via da un disco protoplanetario (o un'atmosfera planetaria) da fotoni ad alta energia emessi da una stella.

In pratica la fotoevaporazione induce una riduzione della massa del disco e la creazione di orbite ricche di gas e polveri e orbite pulite, ovvero prive di materiale. Senza questo processo , i protopianeti in formazione migrerebbero assieme al gas verso la stella venendo disintegrati entro breve.

fonti:
http://www.media.inaf.it/2012/03/19/pianeti-in-carreggiata/
http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2012/03/19/visualizza_new.html_134585469.html
http://arxiv.org/abs/1202.5554 

15.3.12

HERSCHEL E LA FORMAZIONE DEI PIANETI

Il William Herschel Telescope (WHT) è un telescopio riflettore dell'ESA situato alle Canarie, con un'apertura di 4,2 metri. Osserva il cielo nelle lunghezze d'onda del visibile e dell'infrarosso.

La prima immagine di un pianeta extrasolare
 2M1207 e 2M1207b
In questi giorni stanno giungendo i primi risultati delle osservazioni, condotte nel sub-millimetrico, del disco protoplanetario che si estende attorno alla nana bruna di 25 masse gioviane 2M1207 (per esteso 2MASSW J1207334-393254) distante circa 170 anni luce.
Le osservazioni sono state condotte dallo strumento SPIRE di Herschel alle lunghezze d'onda di 250, 350 e 500 micron ottenendo così immagini simultanee in tre colori sub-millimetrici.
In questo disco si sta formando un pianeta , 2M1207 b, con una massa pari a circa 5 volte quella di Giove ed orbitante a 55 UA dalla stella , dunque un ottimo laboratorio in cui mettere alla prova la teoria sulla formazione dei pianeti.
Il pianeta in questione è stato il primo ad essere scoperto attorno ad una nana bruna nonchè il  primo ad essere osservato direttamente (2005).
E' interessante notare come la massa rimanente dell'intero disco sia all'incirca pari a quella del pianeta in formazione.

Dunque, come si è formato il pianeta? Gli scenari sono essenzialmente due :
- 'standard' : il pianeta si è formato per accrescimento su di un nucleo iniziale;
- 'alternativo' :  il disco si è frammentato in una o più parti all'incirca di massa planetaria.

Ricostruzione artistica di come dovrebbe
apparire il sistema

La novità è che ora Herschel ha permesso di verificare quantitativamente questa seconda ipotesi, dimostrando che il pianeta non si sarebbe formato per accrescimento in quanto ci sarebbe voluta ben più dell'età attuale dell'intero sistema ( circa 10 milioni di anni). Dunque , considerando la massa del disco, non rimane che considerarne la frammentazione a partire da un disco che in origine era più massiccio dell'attuale.





Fonti:
http://sci.esa.int/science-e/www/object/index.cfm?fobjectid=50139
http://www.media.inaf.it/2012/03/14/un-pianeta-nella-polvere/
http://www.eso.org/public/news/eso0515/

29.2.12

PIANETI VAGANTI : UNA NUMEROSA REALTA'

Secondo un recente studio della Stanford University ci sarebbero più pianeti vaganti che stelle nella nostra galassia.
Ma cos'è un pianeta vagante? Sono pianeti che vagano, per l'appunto, nello spazio interstellare dopo essere stati espulsi dai loro sistemi planetari di origine a causa di interazioni gravitazionali particolari o collisioni.
Secondo alcuni, questi pianeti, che non beneficiano del calore della loro stella, potrebbero sfruttare quello generato dalla radioattività interna o dalla tettonica delle placche.
Attualmente non si conoscono le caratteristiche di questi corpi celesti e si possono solo fare ipotesi; le loro dimensioni potrebbero variare da quelle di asteroidi ghiacciati a giganti gassosi.
Ad oggi si conoscono circa una dozzina di pianeti non riconducibili ad alcuna stella e sono stati scoperti ricorrendo alla tecnica del lensing gravitazionale.
Una delle cose più sconvolgenti che è stata stimata è che questi pianeti, che inizialmente si pensava fossero il doppio di quelli racchiusi in un sistema planetario, possano essere addirittura 100.000 volte più numerosi delle stelle della Galassia e 50.000 volte più numerosi delle stelle appartenenti alla Sequenza Principale.
Un conto più preciso di questi oggetti verrà effettuato con la nuova generazione (anni 2020) di 'super-telescopi' che ora sono ancora in fase di sviluppo o progettazione.
Il numero di questi particolari pianeti è così elevato che se ne dovrà sicuramente tenere conto nell'ambito della ricerca della vita in quanto, come abbiamo detto, la geologia ed il clima di alcuni di essi potrebbe essere favorevole ad una qualche forma di vita almeno batterica.
A questo proposito è stato calcolato che un pianeta interstellare di taglia terrestre, composto da un'atmosfera convettiva principalmente di idrogeno e alla pressione di 1 kilobar, riscaldato dal decadimento dei radioisotopi e sottoposto ad una bassissima dose di radiazione stellare UV , possa mantenere una temperatura tale da poter pensare a pianeti con oceani.
La presenza di grandi lune potrebbe essere un ulteriore fattore di riscaldamento.
Si pensa che pianeti di questo tipo possano ospitare attività geologica per lunghissimo tempo sottoforma di vulcanismo superficiale o subacqueo che, tra l'altro, sono ottimi produttori di sostanze utili alla vita.

Fonti :
http://www.space.com/14667-nomad-alien-planets-wandering-galaxy.html
http://www.space.com/11699-rogue-alien-planets-milky-common.html
http://news.stanford.edu/news/2012/february/slac-nomad-planets-022312.html

23.2.12

UNA NUOVA CLASSE DI PIANETI EXTRASOLARI

Credit: Nature
E' di questi giorni l'annuncio della scoperta di una nuova classe di pianeti extrasolari, caratterizzata da pianeti di taglia intermedia tra quella terrestre e quella di Urano, che possiedono una spessa atmosfera ricchissima di vapore acqueo.

Il prototipo di questa interessantissima classe è GJ 1214b : una frazione importante della sua massa è costituita da acqua (25% roccia e 75% acqua). Il pianeta in questione è stato scoperto nel 2009 dal progetto MEarth Project e la sua peculiare caratteristica è stata evidenziata considerando il suo diametro pari a 2.7 volte quello terrestre ed il suo peso, ben 7 volte quello del nostro pianeta. Orbita attorno ad una nana rossa alla distanza di 2 milioni di km in sole 38 ore e possiede una temperatura superficiale oscillante tra i 120°C ed i 250°C.

Nel 2010 è stata osservata la sua atmosfera, rivelandone la composizione principalmente a base di acqua.
L'osservazione di grandi quantità di acqua potrebbe anche essere il frutto dell'emissione di uno spesso strato di vapore acqueo presente in quota nell'atmosfera del pianeta, senza che questa debba esserne necessariamente satura.

Per osservare la composizione atmosferica del pianeta è stata utilizzata la Wide Field Camera 3 (WFC3) dell' Hubble Space Telescope osservando la luce della stella che durante il transito planetario filtra attraverso l'atmosfera planetaria , rivelandoci il mix dei gas che la compone.
L'osservazione infrarossa di Hubble supporta l'ipotesi dell'atmosfera satura di vapore acqueo, abbandonando quella dello strato di vapore acqueo. 

La massa e la taglia del pianeta sono sconosciuti, a differenza della sua densità che risulta essere pari a 2 g/cm3; l'acqua ha una densità pari a 1 g/cm3 e la Terra 5.5 g/cm3 . Ciò suggerisce la presenza di molta più acqua su GJ 1214b rispetto alla Terra e una struttura interna molto differente da quella terrestre. Inoltre, alte temperature e pressioni creerebbero sostanze esotiche come 'acqua superfluida' e 'ghiaccio caldo' non esistenti nell'ambiente a noi familiare.

Pare che il pianeta si sia formato nelle regioni esterne del sistema planetario, dove il ghiaccio era presente in abbondanza, migrando poi verso zone più vicine alla stella transitando nella zona abitabile del sistema. Dunque per un certo periodo sul pianeta si sono verificate condizioni di tipo terrestre.
GJ 1214b è un ottimo candidato per il futuro James Webb Telescope anche grazie alla sua vicinanza alla Terra : solo 40 anni luce.


Fonti :
http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/2012/13/full/
http://hubblesite.org/pubinfo/pdf/2012/13/pdf.pdf
http://www.cfa.harvard.edu/news/2012/pr201204.html
http://en.wikipedia.org/wiki/GJ_1214_b

12.2.12

UNA NUOVA FINE PER I PIANETI DELLA GALASSIA

La fine della vita di un pianeta è tradizionalmente attribuita all'azione della sua stella, che prima o poi lo disintegra , inglobandolo o spazzandolo via dalla sua orbita a seguito di una violenta esplosione o dell'espansione stellare.
Ciò che è stato scoperto e che coinvolge il gigantesco buco nero presente al centro della Via Lattea, a 25.000 anni luce dal Sole, ha dell'incredibile.

(Credit : NASA Chandra X-Ray Observatory)
 SgrA* e i due echi di luce dovuti ad una recente esplosione (cerchiati)
Il buco nero, la cui esistenza è stata confermata da studi che hanno monitorato le distorsioni ed accelerazioni delle orbite stellari in un volume di pochi giorni-luce nella zona centrale della galassia, è stato monitorato dal telescopio Chandra che osserva l'universo nei raggi X.
Immagine X di Chandra di  Sgr A*








Gli astronomi hanno osservato che con cadenza quotidiana, Sagittarius A* (questo il nome della sorgente in cui si anniderebbe il buco nero), emette 'flares' di radiazione X della durata di alcune ore anche 100 volte più energetici dell'emissione standard della sorgente.
Anche il VLT , nell'infrarosso, ha confermato comportamenti analoghi.






La 'dieta' a base di asteroidi sarebbe all'origine dei flares che osserviamo.
La comunità scientifica aveva forti dubbi sull'esistenza di grandi quantità di asteroidi al centro della galassia, soprattutto nell'ambiente assai ostile che si viene a creare attorno ad un buco nero supermassiccio.
Le osservazioni, invece, sembrano confermare la presenza di una nuvola di migliaia di miliardi di asteroidi e comete strappati via dalle loro stelle madri; di questi corpi rocciosi, quelli che si trovano a transitare a meno di 150 milioni di chilometri dal buco nero vengono sbriciolati dall'intenso campo gravitazionale e dalle forze mareali del buco nero. I frammenti verrebbero vaporizzati poi dal flusso di gas ad altissima temperatura che fluisce verso la singolarità, generando i flares energetici che osserviamo da Terra. Infine ciò che rimane dei frammenti viene inghiottito dal buco nero.
Gli astronomi hanno anche stimato la misura minima dei frammenti in grado di generare flares come quelli osservati da Chandra : 10 km di raggio.

Tutto ciò riguarda gli asteroidi ma, anche se in numero statisticamente molto inferiore,  la medesima sorte potrebbe capitare anche pianeti rocciosi in zona. Considerando almeno un pianeta per stella, si verificherebbe un tale evento ogni 105 anni. Un evento di questo tipo potrebbe essere successo circa 300 anni fa, quando l'emissione X di Sagittarius A* crebbe di un milione di volte rispetto alla media, emettendo energia dell'ordine dei 1039 - 41 erg/s .
Ma come possiamo affermarlo visto che i radiotelescopi X sarebbero stati inventati due secoli e mezzo dopo? A questo proposito è stato condotto un lavoro eccezionale : l'eco di luce X di quell'evento si riflette nelle nubi di gas e polveri presenti nelle vicinanze del buco nero permettendo di datare l'evento, la durata del flare e la sua luminosità.


Fonti:
http://www.media.inaf.it/2012/02/09/e-per-pasto-asteroidi-e-pianeti/
http://lanl.arxiv.org/abs/1110.6872

2.2.12

GLIESE 667Cc : UNA SECONDA TERRA?


Oggi è stata annunciata la scoperta del pianeta con la più alta probabilità di ospitare acqua ...e forse vita come noi la conosciamo.
Gliese 667Cc, questo il nome del pianeta, è situato senza alcun dubbio nel centro della zona abitabile del suo sistema, ovvero nella zona in cui l'acqua liquida può esistere sulla superficie di un pianeta.

CREDIT: Carnegie Institution for Science
Gliese 667Cc è 4.5 volte più massivo della Terra, rendendolo una Super-Terra, ed il suo anno dura circa 28.15 giorni terrestri.
 La cosa che rende ancora più eccezionale la scoperta è la vicinanza del pianeta : solo 22 anni luce dalla Terra.
Il sistema è molto più povero di elementi pensanti di quello solare e la scoperta di pianeti attorno a questa stella sarebbe stata scartata a priori dagli astronomi...ma, come spesso è capitato in questa branca dell'astronomia i migliori risultati sono stati ottenuti quasi per caso su oggetti che non erano stati considerati come facenti parte del campione da studiare.
Naturalmente questa scoperta farà rivedere le restrizioni imposte dalla comunità scientifica in materia di  ricerca di pianeti simili alla Terra e di stelle adatte ad esserne i soli.

La stella è una nana rossa facente parte di un sistema triplo : Gliese 667 A,B,C. La coppia A-B è separata mediamente da 12.6 UA ma la loro orbita eccentrica le porta da distanze minime reciproche di 5 UA e massime pari a 20 UA, completando un'orbita in poco più di 42 anni. La componente C è più distante dalla coppia, oscillando tra le 56 UA e le 215 UA.
La componente A è una nana arancione con una luminosità pari al 12-13% di quella solare e con un'abbondanza di elementi pesanti minore di quella solare; la componente B , anch'essa nana arancione, ha solo il 5% della luminosità solare.

Ma veniamo all'astro del nostro importantissimo pianeta. La componente C, come detto, è una nana rossa con massa pari al 38% di quella solare e luminosità visuale pari allo 0.3% di quella del Sole.
Il pianeta, che orbita a 0.28 UA dalla stella, riceve il 90% della luce che riceve la Terra dal Sole, ma ne assorbe di più rispetto a quanta ne assorbe il nostro pianeta pareggiando il conto; ciò avviene poichè gran parte della radiazione che investe il pianeta è infrarossa.

Le informazioni sul pianeta sono state ricavate dal lavoro combinato di due spettrografi : l' HIRES (High Resolution Echelle Spectrograph) ed il Carnegie Planet Finder Spectrograph posti sul telescopio Magellan II alle Hawaii.

Facciamo una veloce panoramica sul sistema.
Gia nel 2010, attorno alla stella Gliese 667C, era stata scoperta una super-Terra (Gliese 667 Cb) che ruotava su un'orbita più vicina alla stella rendendola troppo calda (migliaia di gradi K) per ospitare acqua liquida sulla sua superficie. Essa possiede 5.72 masse terrestri ed orbita a 0.05 UA dalla stella in 7.2 giorni.

Osservazioni preliminari ipotizzano inoltre la presenza di almeno un gigante gassoso ed un'altra super-Terra. E' stato ipotizzato un pianeta 'd ' che ancora non è stato confermato.

La scoperta, condotta dal un team di astronomi guidati da Guillem Anglada-Escudè (del Carnegie Institution for Science) e Paul Butler, verrà pubblicata a breve sull'Astrophysical Journal Letters.


Fonti :

29.1.12

KEPLER : 11 NUOVI SISTEMI PLANETARI

Fino al lancio del telescopio Kepler, nel 2009, si conoscevano circa 500 pianeti extrasolari sparsi in tutto il cielo australe e boreale. Oggi, grazie a questo telescopio che osserva eventuali variazioni di luminosità in 100.000 stelle racchiuse in una porzione ridotta del cielo (105° quadrati), contiamo 2326 potenziali pianeti e 61 pianeti confermati.
Estendendo il campione a tutto il cielo vediamo come sia ragionevole parlare di miliardi e miliardi di pianeti solo nella nostra Galassia.

Il 27 gennaio gli astronomi del team di Kepler hanno annunciato la scoperta di 11 sistemi planetari, per un totale di ben 26 pianeti confermati.

Crediti: NASA Ames/Jason Steffen, Fermilab Center for Particle Astrophysics
Tutti questi sistemi hanno dai 2 ai 5 pianeti, le cui taglie variano da quella terrestre a svariate volte quella di Giove.
Tutti i sistemi presentano i pianeti con orbite molto vicine tra loro e tutte racchiuse entro una distanza ridotta dalla stella. In tali situazioni, l'attrazione gravitazionale che i pianeti esercitano gli uni sugli altri è tale da far si che i pianeti accelerino o rallentino nella loro orbita. Kepler è in grado di rilevare questo cambiamento nell'orbita dei pianeti, tramite il metodo del TTV (ovvero : Transit Time Variation).

E' interessante notare come gran parte di questi pianeti presenti risonanze tra le orbite ; uno di questi sistemi potrebbe addirittura avere tutti i suoi 4 pianeti (2 ancora candidati in attesa di conferma) in risonanza.
In particolare 5 sistemi (Kepler-25, Kepler-27, Kepler-30, Kepler-31 e Kepler-33) mostravano risonanze 2:1, mentre alcuni pianeti di altri 4 sistemi (Kepler-23, Kepler-24, Kepler-28, Kepler-32) presentavano risonanze 3:2.

Gli autori delle scoperte sono :
  • Eric Ford, per Kepler-23 e Kepler-24 - articolo : "Transit Timing Observations from Kepler: II. Confirmation of Two Multiplanet Systems via a Non-parametric Correlation Analysis. Confirms KOI-168=Kepler-23 and KOI 1102=Kepler-24"
  • Jason Steffen, per Kepler-25, 26, 27 e 28 - articolo :  "Transit Timing Observations From Kepler: IV. Confirmation Of 4 Multiple Planet Systems By Simple Physical Models"
  • Dan Fabrycky, per Kepler-29, 30, 31 e 32 - articolo :  "Transit Timing Observations from Kepler: III. Confirmation of 4 Multiple Planet Systems by a Fourier-Domain Study of Anti-correlated Transit Timing Variations"
  • Jack Lissauer, per Kepler-33 - articolo :  "Almost All of Kepler's Multiple Planet Candidates are Planets, and Kepler-33 5-planet system"
Passiamo ora in rassegna questi nuovi sistemi planetari.

Kepler-23 
L'astro di questo sistema è leggermente più grande del nostro Sole ed attorno ad esso orbitano almeno tre pianeti, di cui due (Kepler-23b e Kepler-23c) sono stati confermati. Questi ultimi, di raggio pari a 1.9 e 3.2 raggi terrestri, orbitano rispettivamente a 0.075 e 0.099 UA dalla stella in 7.1 e 10.7 giorni, dando luogo ad una risonanza 3:2. 

Kepler-24
La stella di questo sistema invece è una copia esatta della nostra. I pianeti sarebbero ben 4 , ma solo due sarebbero ad oggi confermati : Kepler-24b e Kepler-24c. Posseggono raggi rispettivamente pari a 2.4 e 2.8 raggi terrestri, orbitanti 0.080 e 0.106 UA dalla stella in 8.1 e 12.3 giorni. Ha luogo una risonanza 3:2.

Kepler-25
Il sole di questo sistema è poco più grande e caldo del nostro ed ha attorno a sè due pianeti confermati : Kepler-25b e Kepler-25c. Posseggono raggi pari a  2.6 e 4.5 raggi terrestri, orbitanti a 0.068 e 0.110 UA dalla stella in 6.2 e 12.7 giorni. Si ha una risonanza 2:1 tra i due pianeti.

Kepler-26
L'astro del sistema scalda un po' meno del nostro Sole poichè possiede poco più di metà della massa solare.
Il sistema ospita tre pianeti di cui due confermati : Kepler-26b e Kepler-26c. Hanno simili dimensioni, pari a 3.6 raggi terrestri, ed orbitano a 0.085 e 0.107 UA dal loro sole in 12.3 e 17.3 giorni (risonanza 3:2).

Kepler-27
La stella di questo sistema è assai simile a Kepler-26, anche se ha una temperatura superficiale paragonabile a quella solare. A questo sistema appartengono due pianeti : Kepler-27b e Kepler-27c. Con i loro 4.0 e 4.9 raggi terrestri, distano 0.118 e 0.191 UA dalla loro stella , completando il loro anno in 15.3 e 31.3 giorni (risonanza 2:1).

Kepler-28
La stella ha il 75% della massa solare e risulta leggermente più fredda. Come le ultime, ospita due pianeti confermati : Kepler-28b e Kepler-28c. Di dimensioni simili tra loro , 3.4 e 3.6 raggi terrestri, orbitano a 0.062 e 0.081 UA in soli 5.9 e 9.0 giorni (risonanza 3:2).

Kepler-29
Questa stella è la copia esatta del nostro Sole ed ospita attorno a sè due pianeti confermati di taglia nettuniana : Kepler-29b e Kepler-29c. Posseggono 3.6 e 2.9 raggi terrestri ed orbitano a 0.09 e 0.11 UA dal loro sole in 10.3 e 13.3 giorni (risonanza 9:7).

Kepler-30
Come la precedente, è una gemella del nostro Sole. Ospita tre pianeti confermati : Kepler-30b, Kepler-30c e Kepler-30d. Hanno un raggio pari rispettivamente a 3.7 , 14.4 e 10.7 raggi terrestri e orbitano a 0.18 , 0.3 e 0.5 UA dalla stella in 29.3 , 60.3 e 143.2 giorni. I pianeti b e c sono in risonanza 2:1.

Kepler-31
L'astro è leggermente più grande del Sole ed i pianeti sarebbero quattro, di cui due confermati : Kepler-31b e Kepler-31c.I due pianeti hanno dimensioni molto simili rispettivamente di 4.3 e 4.2 raggi terrestri, orbitano a 0.16 e 0.26 UA dalla stella in 20.9 e 42.6 giorni. Se venissero confermati tutti e quattro i pianeti, sarebbe il primo sistema planetario ad essere in totale risonanza 1:2:4:8. 

Kepler-32
Attorno alla stella , di mezza massa solare e più fredda del nostro Sole, orbiterebbero 5 pianeti , di cui due sono stati confermati : Kepler-32b e Kepler-32c. Questi pianeti, di 4.1 e 3.7 raggi terrestri, orbitano a 0.05 e 0.09 UA dalla Terra in 5.9 e 8.8 giorni (risonanza 3:2).

Kepler-33
Questo è il sistema planetario più numeroso tra quelli annunciati ed uno dei più affollati in assoluto.
La stella è leggermente più grande e più calda del Sole e ha attorno a sè ben 5 pianeti , tutti confermati : Kepler-33b, Kepler-33c, Kepler-33d, Kepler-33e e Kepler-33f. I pianeti, di  raggi pari rispettivamente a 1.7, 3.2, 5.4, 4.0 e 4.5, orbitano a 0.07, 0.12, 0.17, 0.21 e 0.25 UA dalla loro stella in 5.67, 13.2, 21.77, 31.78 e 41.02 giorni.


Fonti: