27.10.13

KIC 11442793: 7 PIANETI CON TANTE SORPRESE

Il sistema planetario protagonista di questa nuova scoperta è quello che ruota, a 2500 anni luce dalla Terra, attorno alla stella KIC 11442793.
Le orbite planetarie che caratterizzano questo sistema sono molto compatte e vicine alla stella rispetto al nostro sistema solare, ma l'ultimo pianeta scoperto, il settimo in quel sistema, è uno dei rarissimi pianeti (tra quelli oggi noti) che orbita a distanze considerevoli dalla stella madre. Il  nuovo pianeta orbita attorno alla sua stella in ben 125 giorni mentre gli altri rivoluzionano con periodi compresi tra i 7 e i 330 giorni a distanze rispettivamente comprese tra 0.074 e 1.01 UA.
Possiede un diametro pari a 2.8 volte quello terrestre e e dunque rientra a pieno titolo nell'interessantissima categoria delle superterre.
Il sistema ospita due pianeti di taglia terrestre, tre Superterre e due pianeti di taglia maggiore. Nella sua configurazione attuale ed in termini puramente qualitativi il sistema extrasolare ricorda il nostro, con i pianeti più piccoli all'interno e quelli più grandi all'esterno. In particolare i due pianeti più interni sono in risonanza orbitale 4:5 mentre le tre superterre generano una risonanza 2:3:4. Altra particolarità legata ai due pianeti giganti del sistema è quella di possedere la più intensa interazione gravitazionale mai misurata tra due pianeti giganti gassosi.
La curva di luce prodotta dal transito del pianeta gigante gassoso KIC 11442793g aveva generato sospetti circa la presenza di una esoluna in orbita attorno al pianeta (indicata con la freccia nell'articolo - fig. 11). Il possibile segnale della esoluna in questione risulta però troppo ravvicinato all'evento del transito planetario e successivi calcoli mostrano come l'eventuale satellite naturale possa trovarsi di gran lunga all'interno della sfera di Hill e dunque (ammesso che esista) essere destinata all'instabilità e alla distruzione a causa delle forze mareali del pianeta gigante. Purtroppo però con la risoluzione strumentale attuale non si può escludere che il segnale sia frutto di imprecisioni strumentali. A favore dell'ipotesi lunare potrebbe essere un dato evidente: la distorsione della curva di luce nei transiti 1 e 2, molto probabilmente non imputabile alla semplice interferenza dell'attività stellare.
Un fatto davvero stupefacente risulta essere la vicinanza delle orbite planetarie: tutti e 7 i pianeti noti risultano orbitare entro una distanza paragonabile a quella che separa la Terra dal Sole. A questo proposito sono state svolte simulazioni per verificare la stabilità orbitale del sistema ed il risultato ha dato esito positivo, tra lo stupore generale.

Come è già accaduto, la scoperta è stata fatta analizzando i dati raccolti dal telescopio spaziale Kepler e analizzabili da chiunque grazie al progetto Planet Hunters.
L'importanza della scoperta deriva dal fatto che è il primo sistema da 7 pianeti scoperto da Kepler usando il metodo del transito.

Altre due curve di luce risultano assai interessanti e sono attualemente oggetto di indagini approfondite: presentano rispettivamente 7 segnali di transito (legati alla stella HD 10180) e addirittura 9 (per la stella KOI-351).

Per approfondire:
http://arxiv.org/pdf/1310.6248v1.pdf
http://planethunting.wordpress.com/2013/02/24/koi-351-kic-11442793/

18.10.13

LA SOLITUDINE DI PSO J318.5-22

Il telescopio Pan-STARRS 1 ha recentemente scoperto un mondo solitario che vaga nell'oscurità dello spazio a circa 80 anni luce da noi, grazie alla traccia lasciata dall'emissione termica del pianeta. La scoperta è avvenuta casualmente mentre il telescopio era alla ricerca di nane brune.
Il pianeta ha solamente 12 milioni di anni e possiede una massa pari a 6 volte quella del nostro Giove. Rientra a pieno titolo nella tipologia di pianeti giganti gassosi che orbitano attorno a giovanissime stelle.... anche se PSO J318.5-22, questo è il suo nome, una stella madre non ce l'ha. 

In questo blog abbiamo parlato molte volte di pianeti solitari che vagano nello spazio interstellare all'interno della nostra galassia ed è importante farlo in quanto sarebbero moltissimi, addirittura decine di volte più numerosi del numero di stelle presenti oggi nella nostra galassia ( circa 400 miliardi di stelle per intenderci..).
E' utile ricordare come essi, molto probabilmente, si siano formati in sistemi planetari nati attorno a stelle più o meno simili al nostro Sole e che poi, a causa di violente interazioni gravitazionali, essi siano stati espulsi dal loro sistema e dunque proiettati nello spazio profondo.
Altro fatto di grande rilevanza è stata la sua osservazione: i pochi pianeti osservati direttamente possiedono una stella madre nelle loro immediate vicinanze, utile agli astronomi per il loro riconoscimento e posizionamento attorno ad essa; questa volta, per la prima volta in assoluto, il pianeta è stato osservato direttamente e senza l'ausilio del suo sole. 
Inoltre la debolissima luce riflessa dai pianeti osservati direttamente in orbita attorno alla loro stella è assai difficile da rilevare e studiare in quanto è immersa nel bagliore della luce stellare, milioni o miliardi di volte più intensa. PSO J318.5-22 ci dà la rara occasione di studiarlo senza dover fare i conti con questa pesante interferenza.

Questo mondo solitario presenta una temperatura di 1160 K circa.
Come accennavo all'inizio, il pianeta è stato scovato durante una ricerca mirata alla scoperta e catalogazione di nane brune, stelle fallite troppo grandi per essere semplici pianeti e troppo piccole per vivere come delle stelle. Il segnale emesso dal pianeta e raccolto dal rivelatore del telescopio è risultato essere ben più rosso della più rossa tra le nane brune conosciute ad oggi. Gli astronomi hanno osservato il pianeta a lungo ed hanno concluso che esso si muove all'interno di una corrente stellare di 12 milioni di anni d'età nota come Beta Pictoris Moviment Group. Osservazioni condotte con altri telescopi nella banda infrarossa hanno confermato la natura planetaria dell'oggetto.

Articolo : http://arxiv.org/abs/1310.0457

17.10.13

GD 61: SIAMO ARRIVATI...MA TROPPO TARDI.

A 150 anni luce da noi il telescopio spaziale Hubble ha individuato roccia e tanta acqua attorno ad una nana bianca denominata GD 61, che quando era una stella attiva possedeva la massa di tre Soli.
Nel sistema vi sono grandi quantità di roccia frantumata e ossigeno. Rilevazioni spettroscopiche hanno evidenziato infatti la consistente presenza di magnesio, silicio, ferro e ossigeno in abbondanza. Gli stessi elementi sono stati evidenziati anche nell'atmosfera della stella, mostrando come parte del materiale sia finito anche sull'astro, forse a causa della presenza perturbatrice presente o passata di pianeti giganti gassosi. In particolare la quantità di ossigeno osservato è molto maggiore di quella che naturalmente si troverebbe nella quantità di rocce osservate e dunque è quasi certo che si tratti di ciò che rimane di immense quantità d'acqua che ricoprivano o costituivano uno o più corpi rocciosi in quel sistema. Gli astronomi hanno stimato che la quantità d'acqua osservata avrebbe costituito il 26% in massa di un corpo roccioso di natura asteroidale. Si crede dunque che si tratti di asteroidi e non di comete in quanto tra l'altro non è stato rilevato carbonio, elemento presente in abbondanza nelle comete. Hubble ha stimato anche che l'asteroide avrebbe posseduto un diametro compreso tra 90 e 530 km. E' la prima volta che si trovano con certezza roccia e acqua nello stesso sistema.
Un'altra cosa interessante è che molto probabilmente il sistema nasconde ulteriori pianeti, se non addirittura ciò che rimane di un sistema planetario molto simile al nostro, oltre ad essere una fotografia di ciò che quasi sicuramente accadrà al nostro sistema planetario tra alcuni miliardi di anni.