30.12.15

NUOVI NOMI AI NUOVI MONDI

Assegnare dei nomi a dei corpi celesti è un'usanza antica quanto l'uomo: aiuta a ricordarli e a distinguerli gli uni dagli altri. Per certi versi aiuta anche a sentirli più vicini a noi ed alla nostra cultura.
Per gli otto pianeti e per i pianeti nani del nostro sistema siamo in grado di inventare dei nomi e ricordarceli senza problemi. Comincia ad essere faticoso conoscere i nomi delle centinaia di lune che popolano il nostro sistema e pressochè impossibile ricordarsi le migliaia e migliaia di corpi minori (asteroidi e comete) a cui abbiamo assegnato un nome, per non parlare di tutti quelli che un nome non ce l'hanno!
Per dare un nome alle principali stelle visibili ad occhio nudo nel cielo notturno l'uomo ha impiegato millenni....ma il lavoro era tutto sommato limitato: si assegnava un nome a ciò che si vedeva, perchè ciò che si vedeva era tutto ciò che si riteneva esistesse. Tutto ciò valse fino a quella notte in cui Galileo osservò per la prima volta la Luna attraverso suo piccolo telescopio, scoprendo che c'è molto di più di quel che appare: molti più dettagli sulla Luna e molte...molte più stelle di quelle che il semplice occhio umano più ammirare. E la fantasia umana ebbe libero sfogo nell'inventare ed assegnare un nome a ciascun nuovo corpo celeste....
E se consideriamo che da poco più di vent'anni si sono cominciati a sommare non dieci, non cento, ma migliaia di nuovi pianeti orbitanti attorno ad altre stelle....
Questo è il contesto che ha fatto nascere un progetto inedito: permettere all'intera umanità di assegnare un nome a questi mondi e alle loro stelle che, a parte rarissime eccezioni, posseggono solo una fredda sigla per nome.  Il progetto si chiama NameExoWorlds ed è stato promosso dall'UAI (Unione Astronomica Internazionale), l'organo internazionale che ha il compito di assegnare i nomi ai corpi celesti.
Una sfida fronteggiata egregiamente, poichè lo scopritore assegnava il suo nome (o un nome suggerito dallo stesso) al nuovo oggetto. Nell'ultimo secolo però, grazie al progresso tecnologico e conoscitivo gli oggetti scoperti divennero, a seconda dei casi, da pochi a miliardi e dunque servirono innanzi tutto delle sigle alfanumeriche, più fredde ma più adatte allo scopo. Solo in un secondo momento l'oggetto identificato univocamente da una sigla poteva essere rinominato. Oggi, nell'era informatica e globale, ogni oggetto celeste conosciuto ha innanzi tutto una sigla alfanumerica che lo rende identificabile univocamente da qualunque osservatore nel mondo ( al di là della nazionalità e della lingua ) e solo una minima parte di questi oggetti ( lune, pianeti, stelle, nebulose, galassie, ammassi di galassie,....) possiede un nome.
Tutti i pianeti e le rispettive stelle scoperti entro il 31 dicembre 2008 rientravano nel concorso.

I voti raccolti sono stati oltre 570.000 da 182 paesi e grazie a questi voti 31 pianeti e 14 stelle madri ora posseggono un nome.
Anche se la fantasia non ha confini, esistono delle regole da seguire codificate dall'UAI  in materia di nomenclatura e quindi, come è capitato al pianeta orbitante attorno alla stella Tau Bootis, può succedere che il nome proposto non sia accettato. Per quei nomi proposti che sono risultati uguali ad altri già assegnati ad altri corpi celesti è stata fatta una piccola variazione in accordo con gli autori, come nel caso del nome assegnato alla stella 14 Andromedae.
I nuovi nomi accettati rimandano invece a figure mitologiche di varie culture, scienziati e personaggi famosi, città antiche e parole di lingue estinte.
In questo storico progetto compare anche l'Italia che ha vinto in un sistema molto importante quello della pulsar PSR 1257+12. Il Planetario Sudtirol Alto Adige ha proposto il nome Lich per la stella e Draugr, Poltergeist e Phobetor per i rispettivi pianeti. Questa vittoria ha un gusto particolare in quanto il sistema di questa pulsar fu il primo, nel 1992, attorno a cui venne scoperto un esopianeta.
"Lich" si traduce come "cadavere" o "non-morto" e calza benissimo alla stella in questione che, pur avendo terminato le sue reazioni termonucleari, emette ancora radiazione come un astro. Lo stesso vale per i suoi pianeti.

In questa pagina troverete tutti i nomi, coloro che li hanno proposti e le motivazioni.

Oggi possono sembrare astri e mondi lontani e inaccessibili, come apparivano lo Spazio e la Luna ai nostri nonni e bisnonni....un domani potrebbero essere anch'essi meta di viaggi umani.


28.12.15

HD 106906b : UN PIANETA QUASI SOLITARIO....

Un team di astronomi ha recentemente osservato in dettaglio i dintorni della stella HD 106906, distante 300 anni luce da noi in direzione della costellazione della Croce del Sud, in seguito ad alcune importanti evidenze emerse dai dati raccolti dall'Hubble Space Telescope e dal Gemini Planet Imager.
L'astro è simile al nostro Sole ma possiede un'età di appena 13 milioni di anni, nulla in confronto ai 4,5 miliardi di anni della nostra stella.
Attorno ad essa orbita il pianeta HD 106906b, un giovane pianeta gigante che possiede una peculiarità molto intrigante: orbita a ben 650 UA dalla sua stella ( 97 miliardi di km! ). Secondo le teorie odierne è estremamente improbabile che un pianeta di tale massa si formi a quella distanza dall'astro e quindi il team ha voluto vederci più chiaro.
Il giovane pianeta ha una massa pari a 11 volte quella del nostro Giove e, come anticipato, orbita ad una distanza pari a 16 volte quella che separa il Sole da Plutone, là dove nel Sistema Solare troviamo solamente TNO: oggetti composti da roccia e ghiaccio con diametri variabili da pochi metri a centinaia di km.
La grande massa, la giovane età e la posizione anomala rispetto alla stella indicherebbero un allontanamento forzato, forse ad opera di una perturbazione gravitazionale, verso le regioni periferiche del sistema. Questa situazione è estremamente importante da studiare perchè potrebbe essere un replay di ciò che successe agli albori del Sistema Solare, quando i planetesimi erano molti di più degli otto che diedero origine ai pianeti che conosciamo oggi. Il sovraffollamento venne risolto durante la fase di riordino delle orbite, quando i planetesimi più grandi circolarizzarono (stabilizzando) le loro orbite espellendo, attraverso giochi di interazione gravitazionale, i corpi minori nello spazio interstellare o spostandoli in altre aree del sistema. Questo è quello che pare stia succedendo a HD 106906b.
Il pianeta possiede una temperatura di 1500°C ( prodotta dal calore residuo della sua formazione), che lo porta ad avere una luminosità pari allo 0,02% di quella solare; tale condizione permette sia la sua ripresa fotografica, sia l'analisi dello spettro della luce emessa direttamente dal pianeta.
Lo studio dell'ambiente che circonda questa stella ha messo in luce un'altra evidenza che concorderebbe con questa teoria: la stella possiede una cintura di comete asimmetrica ed inclinata, frutto di una perturbazione gravitazionale operata dall'interazione tra i pianeti o da fattori esterni come il transito ravvicinato di una stella.
L'analisi dettagliata dell'immagine dell'esopianeta ha mostrato la possibile presenza di un anello di detriti attorno ad HD 106906b, detriti probabilmente strappati alla cintura di comete durante il transito del pianeta allontanato al suo interno.
Ulteriori analisi svolte nel maggio di quest'anno hanno portato alla conferma della presenza di un disco di polveri attorno alla stella, simile alla nostra Fascia di Kuiper, il cui limite interno si trova a 50 UA dalla stella. Prima di essa, tra l'astro ed il limite interno del disco, c'è un'area apparentemente vuota ( non occupata da polveri o detriti) ed estesa circa come l'area occupata da tutti i pianeti del Sistema Solare.
Numerose immagini mostrano un disco più rarefatto ed esteso dal lato del pianeta e più denso e compatto dal lato opposto. L'orbita del pianeta pare inclinata di 21° rispetto al piano orbitale dei pianeti interni, altro indice di un disturbo gravitazionale.


Sono già state pianificate nuove osservazioni che potrebbero caratterizzare HD 106906b come uno dei primi esopianeti con un esteso sistema di anelli.