13.12.16

SE PIOVONO ZAFFIRI E RUBINI...


E' il caso di dirlo: questa volta Kepler ha fatto un...ricco bottino!
L'incredibile varietà dei pianeti e dei sistemi planetari che si stanno scoprendo in questi anni lascia veramente stupefatti, al pari dei nuovi studi di frontiera che caratterizzano le atmosfere di questi lontanissimi mondi.
Questa volta Kepler si è concentrato su un pianeta scoperto nel 2008 e distante 1040 anni luce da noi, HAT-P-7b (noto anche come Kepler-2b), l'oggetto della milionesima osservazione scientifica del telescopio spaziale Hubble (2011).
16 volte più grande della Terra e con una massa 500 volte maggiore, HAT-P-7b rientra nella classe dei gioviani caldi, ovvero degli esopianeti giganti gassosi molto vicini alla loro stella. Il pianeta è talmente vicino alla sua stella (0,04 UA) che il suo anno dura appena 2 giorni e 4 ore.
Fin qui nulla di speciale se non fosse per le incredibili condizioni meteorologiche presenti su questo pianeta. 
I nuovi studi hanno messo in evidenza le caratteristiche atmosferiche concentrandosi sulla luce riflessa dall'atmosfera del pianeta e la variazione di posizione del punto più luminoso del pianeta. In termini generali sono stati rilevati venti supersonici di direzione variabile che provocano profondi mutamenti nell'intera atmosfera del gigante gassoso; più in particolare è stata messa in evidenza una potente corrente equatoriale, anch'essa di direzione variabile, in grado di ridistribuire ingenti quantità di nubi nell'intera atmosfera. 
I modelli hanno permesso di stabilire che in pianeti di questo tipo le particelle di perovskite e corindone, il minerale che produce zaffiri e rubini, condenserebbero attorno ai 100mbar nell'emisfero notturno. Tali condensati persisterebbero nell'atmosfera fino al terminatore, prima di evaporare nell'emisfero diurno.
Inoltre la vicinanza alla sua stella, molto più calda del Sole e di dimensioni doppie, vincola HAT-P-7b ad un bloccaggio mareale, ovvero lo costringe a mostrare sempre lo stesso emisfero al suo sole. Tale condizione fa sì che nell'emisfero perennemente diurno vi siano temperature di circa 2580°C, mentre in quello perennemente notturno la temperatura è sensibilmente minore.
Le osservazioni, diversamente da quanto ci si aspettava, hanno mostrato la formazione di enormi sistemi nuvolosi nell'emisfero notturno successivamente trasportati da fortissimi venti verso l'emisfero diurno dove si dissolvono a causa delle altissime temperature.
Si tratta della prima osservazione di cambiamenti climatici in corso su un esopianeta gigante gassoso.



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LA' DOVE NASCONO GIOVANI GIGANTI GASSOSI

A 400 anni luce da noi, attorno alla stella HD 163269, un disco protoplanetario sta plasmando in questi istanti due nuovi esopianeti.
E' stato il radiointerferometro ALMA ad osservare per la prima volta il lieto evento cosmico in corso, notando tre solchi ben distinti nel disco di polveri e gas in rotazione attorno alla giovane stella.
Secondo i modelli attuali tali orbite "prive di materia" sarebbero proprio quelle che ospitano i pianeti in formazione che, orbita dopo orbita, accrescono la loro massa ripulendo da gas e polveri il loro percorso.
Il team stava utilizzando ALMA per mappare la distribuzione della polvere e del monossido di carbonio nel disco, quando ha scoperto i tre solchi concentrici. Tali aree prive di materia sono posizionate a 60, 100 e 160 unità astronomiche dalla stella (ricordando che 1 unità astronomica è la distanza che separa la Terra dal Sole). In altre parole, la lacuna più vicina alla stella si trova ad una distanza pari al doppio di quella di Nettuno!
La cosa interessante è che la distribuzione del monossido di carbonio è identica a quella della polvere: ciò vuol dire che nelle lacune mancano entrambi!
Questa evidenza implica che la formazione dei pianeti all'interno delle lacune si trova ad uno stadio avanzato, avendo già ripulito la loro orbita dalla maggior parte del gas e delle polveri.
Gli astronomi stimano che nelle lacune più esterne si stiano formando due pianeti con una massa simile a quella di Saturno. Si attendono ora ulteriori osservazioni in altre bande per avere un quadro ancora più approfondito del sistema di HD 163269 e fare più chiarezza sulle dinamiche che portano alla formazione dei pianeti.