16.2.17

A CACCIA DI ESOLUNE


Una esoluna è una luna che orbita attorno ad un pianeta extrasolare, ovvero ad un pianeta che rivoluziona attorno ad una stella diversa dal Sole. 
Da alcuni anni si è aperta ufficialmente la caccia alla prima esoluna ma, nonostante i grandi telescopi attuali ed i metodi raffinati che vengono utilizzati per scoprire i pianeti attorno ad altre stelle, per ora non è stata annunciata alcuna scoperta. Riuscire ad identificare il segnale di una luna extrasolare è oggi al limite della strumentazione disponibile, ma il telescopio spaziale Kepler ci sta provando nell'ambito del programma "Hunt for Exomoons with Kepler" (HEK) della NASA.
Le lune extrasolari, esattamente come i relativi esopianeti, si presentano in forme molto più varie rispetto a ciò che è osservabile nel solo sistema solare: ad esempio è facile pensare che pianeti giganti gassosi di dimensione e massa molto superiore a quella del nostro Giove possano ospitare lune grandi come la Terra o forse più.
Queste implicazioni sono importantissime per due motivi: 
- più sono grandi e più è facile rilevarle;


- se i relativi pianeti si trovano all'interno della zona abitabile del loro sistema, anche grandi lune (magari condizioni simili alla Terra) possono ospitare la vita.
Come più volte abbiamo visto in questo blog seguendo le nuove scoperte, oggi siamo in grado di rilevare pianeti di taglia inferiore a quella terrestre e quindi saremmo potenzialmente in grado di osservare lune extrasolari come quelle di cui abbiamo appena parlato.

Come fare? Che metodo usare? In breve, la procedure è analoga a quella utilizzata per scoprire pianeti in orbita attorno alle stelle. I metodo ritenuto migliore che oggi viene utilizzato in questa caccia è quello del transito. Tra gli altri, risultano promettenti (anche se limitanti) anche quello del timing delle pulsar e del microlensing gravitazionale.
Dalla curva di luce ottenuta durante il transito del pianeta di fronte alla sua stella bisognerebbe osservare un segnale secondario di entità minore dovuto al transito della luna del pianeta. 

Un nuovo studio, basato su 30 simulazioni, ha mostrato come Kepler possa essere in grado di rilevare lune con una dimensione pari ad almeno il 10% di quella terrestre.  


Le simulazioni hanno ricostruito una vasta gamma di condizioni in cui potrebbero formarsi satelliti extrasolari di dimensioni sufficienti per essere osservati da Kepler. E' risultato che i detriti scagliati nello spazio dallo scontro di due pianeti rocciosi con masse comprese tra 2 e 7 masse terrestri (superterre),con velocità prossima a quella di fuga e angolo di impatto obliquo, potrebbero generare un satellite abbastanza grande da essere alla portata di Kepler.

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